Nel giardinaggio domestico o professionale è di vitale importanza trovare il modo giusto di gestire i rifiuti organici. Le biotrituratrici sono uno strumento utilissimo in questo senso, poiché permettono di gestire lo spazio e il tempo a disposizione in maniera ottimale. Trattandosi però di macchine dall’ingegneria complessa, sono spesso oggetto di molti dubbi nell’utilizzo e nella manutenzione. In questo contesto abbiamo raccolto tutte le possibili domande fornendo risposte più utili possibili. Buona lettura.
Entrambi gli strumenti sono pensati per ridurre notevolmente il materiale di scarto rimanente dai lavori di potatura. I residui di verde sono più facilmente trasportabili se il materiale di scarto viene ridotto in pezzi più piccoli. Biotrituratori e cippatori svolgono entrambi lo stesso lavoro di riduzione del materiale con la sottile differenza che i primi tritano finemente tronchi, arbusti, fogliame e diversi tipi di scarti organici per ricavarne un prodotto adatto ad alcune industrie e alla fertilizzazione del terreno. I cippatori svolgono invece un lavoro differente poiché sono brevettati con sistemi di taglio differenti dai biotrituratori. I residui verdi prodotti da una cippatrice si chiamano Cippato, dall’inglese “Chipper”.
Questo si presenta come uno scarto sicuramente ridotto rispetto al materiale iniziale, ma tagliato più grossolanamente e in pezzi di forma indefinita. Anche lo scopo del cippato è differente dallo scopo dei prodotti di scarto delle biotrituratrici. Il cippato è molto utile per essere impiegato come combustibile per alcuni impianti di riscaldamento e per essere utilizzato come strato drenante di fondo nel processo di compostaggio. Il cippato grazie al tipo di taglio risulta fondamentale per questa pratica che richiede un certo livello di ossigeno, che il materiale tritato troppo finemente non permetterebbe. Tuttavia cippato e tritato hanno un aspetto in comune: quello di essere utile come catalizzatore della produttività del suolo sia di giardini che di orti.
I sistemi di taglio e i macchinari utilizzati dal biotrituratore sono inoltre differenti da quelli con i quali vengono costruiti i cippatori. Il primo infatti è costituito da diverse griglie bucherellate montate su dischi o tamburi di lame. I materiali inseriti nella macchina tritatrice passano attraverso questo marchingegno che trita in parti sottilissime qualsiasi consistenza di legno.
L’unica accortezza che occorre adottare sta nella verifica della massima capacità di triturazione. Questa varia soprattutto in base al diametro dei tronchi e delle ramaglie. Inoltre i biotrituratori sono brevettati per ridurre i volumi di materiale verde in linea generale e quindi anche di fogliame e scarti particolarmente ricchi in azoto.
I cippatori invece sminuzzano esclusivamente materiale ligneo. Il fogliame non è previsto come materiale di scarto. Per questa ragione i cippatori vengono utilizzati laddove occorre ricavare pezzetti di legno dalla misura indefinita e grossolana.
Il sistema di taglio del cippatore è montato anch’esso su uno o più dischi funzionanti in un rotore che frantuma il legno inserito nel cippatore. Entrambi i macchinari frantumano degli scarti e funzionano secondo un sistema elettrico o a motore termico; ma il prodotto frantumato è differente per dimensione e consistenza perché differenti sono i sistemi di taglio e gli utilizzi finali.
A fare la differenza è proprio la griglia forata presente nella macchina. Alcuni di questi strumenti offrono anche l’opportunità di inserire personalmente griglie differenti in base alle diverse esigenze. A cambiare in questo caso è proprio la dimensione dei fori della griglia.
I fattori che concorrono a determinare la scelta di un biotrituratore a lame, a rullo o a turbina sono diversi. La scelta è influenzata prima di tutto dalla dimensione dell’area verde che si intende trattare e dal tipo di legname e fogliame di cui è costituito questo. Questo fattore è fondamentale poiché anche la quantità di materiale residuo in qualche modo influenzerà la scelta: alcuni biotrituratori montano sistemi di taglio più veloci ed efficienti di altri.
Nel caso di un giardino molto grande o in caso di necessità di trattare molti giardini e/o aree verdi per lavoro, saranno necessari strumenti iper-efficienti anche nelle modalità e nella velocità di taglio. Il livello di prestazione della macchina deve essere direttamente proporzionale alla quantità e al volume di lavoro che si deve svolgere. Specialmente nel caso in cui si debba trattare un particolare tipo di legno dalle dimensioni atipiche, bisogna valutare il taglio adatto.
Un sistema a rullo solitamente viene utilizzato dai giardinieri professionisti o da coloro che presentano specifiche necessità. Il rullo è una ruota completa di piccoli denti che lavora macinando in piccoli pezzi. Per le dimensioni del prodotto finale, questi strumenti si definiscono per lo più cippatori, più raramente biotrituratori a rullo. Se si ha bisogno di triturare una grande quantità di rami oppure il prodotto che vogliamo ottenere è un mix di materiale ligneo dalle dimensioni variabile ed indefinito possiamo optare per questa tipologia di trituratori.
I modelli a lama sono molto meno rumorosi e sono maggiormente diffusi in commercio. Questi strumenti sono particolarmente utili nella produzione di scarti di arbusti e tronchi di consistenza più fine rispetto al prodotto ottenibile dai modelli a rullo. Il biotrituratore a lame è adatto sia a ramaglie che fogliame ma lavora più facilmente con rami di piccole dimensioni per cui è adatto nel caso abbiate siepi e giardini con rami sottili. Solitamente i macchinari che montano sistemi di taglio a lame sono anche più piccoli e contenuti, facilmente trasportabili e nettamente più maneggevoli dei trituratori a rullo che montano sistemi più ingombranti.
Si potrebbe dire che il sistema a lame è adatto agli appassionati di giardinaggio, che non hanno particolari necessità e soprattutto che non cercano strumenti altamente professionali; pensato per un utilizzo prettamente domestico.
Il sistema di taglio non è l’unico fattore da tenere in considerazione nella scelta della categoria e del modello di un biotrituratore: prima di procedere all’acquisto di quello più adatto, occorre valutare il diametro di alimentazione e fino a che punto la macchina si può definire multifunzionale. Ci sono infatti alcuni biotrituratori particolarmente prestanti, efficienti sia in caso di ramaglie di grosso diametro che in caso di semplice fogliame e piccoli arbusti. Il diametro del disco è un ulteriore fattore discriminante in quanto in base a questo avremo un materiale più o meno fine.
Il sistema di alimentazione, la potenza e lo spazio che occupano questi strumenti infine sono gli ultimi parametri da tenere in considerazione. E’ importante valutare attentamente tutti questi fattori poiché a seconda dell’utilizzo, che può essere domestico o aziendale, avremo esigenze diverse. Un biotrituratore alimentato a benzina richiede un costo maggiore rispetto ad uno elettrico per cui sarà più idoneo ad un lavoro aziendale che può coprire i costi grazie a degli introiti. Se diversamente si è alla ricerca di uno strumento che supporti i lavori di pulizia nel giardino di casa la scelta più consona dovrà sicuramente cadere su un biotrituratore elettrico il cui investimento economico risiederà soltanto nell’acquisto iniziale. Questa categoria infatti funziona semplicemente grazie ad una presa elettrica. Si tratta di modelli adatti anche ai giardinieri privati che trattano unicamente aree verdi domestiche di metratura contenuta. Un sistema elettrico è consigliato per chi deve trattare superfici che arrivano fino a 400 metri quadrati.
I motori a diesel, benzina o termici sono indicati per lavori professionali, e servono a trattare aree verdi di dimensioni che superano i 500 metri quadrati. In ragione di una maggiore vastità di area verde, un biotrituratore elettrico che funziona tramite presa elettrica non potrebbe essere maneggiato con la stessa semplicità di uno privo di cavi che funziona grazie ad un motore.
Sebbene ci sia una grande differenziazione tra macchine professionali e domestiche, ciò non vuol dire che i biotrituratori elettrici siano di categoria più scadente. Sarebbe solo inopportuno acquistare un modello a diesel o termico per trattare aree verdi di dimensioni ridotte. La scelta dovrebbe essere effettuata unicamente in ragione delle proprie esigenze.
Il prezzo inoltre è un parametro variabile in base alla professionalità del biotrituratore. Macchine più prestanti, con una capacità di foratura maggiore sono inevitabilmente più costosi. Un modello termico può arrivare anche a 1000 euro, ma non è impossibile trovare macchine di 100/200 euro. Tutto sta nell’individuare il bisogno e quantificare la gestione degli scarti, oltre a valutare le dimensioni degli arbusti presenti nelle aree di nostro interesse.
La manutenzione del biotrituratore è molto importante affinché la macchina possa durare a lungo ed essere efficiente in ogni fase di lavorazione. Prima di iniziare qualsiasi operazione di manutenzione è fondamentale posizionare la macchina in condizione tale da non poter essere avviata accidentalmente. Questo è importantissimo in quanto si tratta di macchinari dotati di ingranaggi e sistemi di taglio molto potenti da poter causare danni seri a coloro che svolgono la manutenzione e si trovano dunque in posizione vulnerabile.
Per ottenere il massimo della sicurezza dalla macchina, è opportuno conoscere qualsiasi pulsante di accensione ed essere informati sui movimenti del biotrituratore in determinate situazioni. Per questo è consigliabile leggere attentamente le istruzioni e prestare attenzione alle targhe di segnaletica apposte sulla macchina.
L’operatore che effettua le operazioni di pulizia e manutenzione deve conoscere i pericoli legati anche ai residui chimici: durante le operazioni di pulizia, di lubrificazione e pulitura dei filtri, chi maneggia le varie componenti del macchinario deve prestare attenzione a quelle che sono le norme di sicurezza e attenersi ai divieti di inquinamento ambientale, attraverso la spargitura di rifiuti organici e chimici sul suolo ad esempio.
Una buona abitudine è quella di servirsi sempre di contenitori per la raccolta e la pulizia dei residui verdi del biotrituratore e soprattutto per la raccolta dei rifiuti chimici come gli olii provenienti dai serbatoio delle macchine a diesel o a benzina. Inoltre prima di iniziare a smontare, aprire e toccare qualsiasi ingranaggio per procedere nella pulizia è bene verificare sempre la chiusura dei bulloni di fissaggio posti sui lati del rotore porta martelli. Questi bulloni, come le viti di fissaggio della tramoggia, andranno periodicamente stretti e ancorati al rotore come operazione ordinaria di manutenzione proprio perché a causa delle vibrazioni della macchina in fase attiva di lavoro, potrebbero allentarsi facilmente.
L’attrezzatura e la conoscenza tecnica del macchinario sono due elementi assolutamente imprescindibili sia per la salvaguardia dell’incolumità di chi riveste il ruolo di manutentore sia per la salvaguardia dell’ambiente e l’efficienza a lungo termine della macchina trituratrice.
Le biotrituratrici a motore sono particolarmente delicate e richiedono un livello di attenzione maggiore rispetto alle macchine elettriche. Tutte le operazioni che si effettuano con questa tipologia vanno eseguite tenendo conto di diversi fattori, non solo intriseci alla macchina. Un esempio è il terreno sul quale poggia la stessa macchina tritatrice e le condizioni di utilizzo.
Prima di iniziare e quindi di azionare la macchina, è opportuno verificare che il serbatoio della benzina o del diesel siano sufficientemente pieni di carburante, per evitare il rischio di vedere fermarsi la macchina nel pieno della fase di lavorazione. Esiste come per gli autoveicoli, un segnale riportato tramite una piccola asta che indica il livello di carburante.
Oltre al carburante, anche il livello dell’olio è importante; per cui quindi prima di accendere la macchina, occorre valutare anche questo parametro. In secondo luogo, occorre definire la tipologia di terreno sul quale si andrà a movimentare il biotrituratore. Questa verifica può sembrare banale ma non lo è in quanto i terreni particolarmente pendenti o sconnessi possono risultare nemici dei biotrituratori più pesanti e creare incidenti imprevisti. E’ consigliabile per questo motivo considerare preventivamente il livello di aderenza e nel caso ci rendessimo conto di una difficoltà concreta, puntare sul posizionamento del biotrituratore in posizioni e angolazioni del suolo dove il rischio incidenti tende a zero. Se ad esempio, ci trovassimo in pendenza è sufficiente posizionare la macchina sul punto più alto di questa.
Una volta effettuate queste piccole operazioni preventive, si può procedere indossando tutti gli strumenti preventivi di protezione e solo dopo avviare la macchina. E’ importante accertarsi di non avere lasciato intorno a sé e alla macchina materiale infiammabile come i residui di olio del serbatoio oppure oggetti e/o animali.
Una volta ultimato il lavoro con la macchina trituratrice, spegnere premendo sul tasto di arresto e attendere che tutte le componenti in movimento tornino alla posizione iniziale. E’ importante attendere qualche secondo e accertarsi che la macchina sia completamente ferma poiché il rischio di riavvio accidentale è alto.
Soltanto ad arresto ultimato, è possibile estrarre il materiale triturato. Sebbene le biotrituratrici svolgano il lavoro in perfetta autonomia ed efficienza, potrebbe succedere che alcuni residui di materiali restino incastrati nella tramoggia e non vengano adeguatamente triturati. Per questa ragione potrebbe essere necessario verificare che tutto il materiale inserito sia stato lavorato opportunamente. In caso contrario basterà estrarre manualmente il materiale e accendere di nuovo la macchina aspettando che tutti i residui siano stati triturati.
Dopo aver scelto il biotrituratore adatto alle nostre esigenze, dobbiamo imparare a fare un buon compostaggio. Per questa occorre servirsi di due tipi di tritato: uno cippato e l’altro totalmente sminuzzato e tagliato in granelli finissimi. Se state pensando di acquistare una biotrituratrice per fare il compostaggio, la scelta migliore è quella di un modello che svolga entrambi i lavori e quindi uno multifunzionale.
La compostiera può essere un cassone aperto, e quindi senza coperchio per accelerare il processo di ossigenazione indispensabile alla formazione dei microrganismi che a loro volta favoriscono la decomposizione dei materiali di scarto, oppure compostiere chiuse. In quest’ultimo caso si tratta di cassoni dotati di alcuni sportelli per l’introduzione del materiale e la fuoriuscita del compostaggio. E’ importante però che oltre a queste due aperture, vi sia anche un fondo grigliato su cui poggiare il cippato. I fori sono indispensabili per consentire il passaggio dell’aria.
Per creare un buon compostaggio è importante creare uno strato di cippatura che dreni e favorisce il passaggio di aria. Il drenaggio è particolarmente importante in quanto una quantità eccessiva di acqua creerebbe ristagni nemici del processo di decomposizione.
Prima di iniziare a fare il compostaggio, si consiglia di seguire i seguenti accorgimenti:
- Posizionare la compostiera solo dove appositamente indicato dal regolamento comunale.
- Assicurarsi di inserire soltanto materiale idoneo al compostaggio e quindi residui di avanzi organici e residui lignei. Questi possono essere sia erba secca che umida. Cenere e residui della legna precedentemente bruciata, avanzi di cibo e fiori appassiti.
- Non inserire mai nella compostiera materiale non biodegradabile come plastica, vetro , resti di sigarette, tessuti e materiale verniciato. Per accelerare il processo invece è utile inserire elementi quali lieviti e funghi, reperibili in commercio in apposite bottiglie pronte all’utilizzo e ricordarsi di rivoltare il cumulo almeno ogni 3-4 mesi per favorire il passaggio di aria ed evitare il propagarsi di cattivo odore.
- Una volta creato uno strato di fondo di circa 20 cm con del cippato adeguatamente lavorato con il cippatore, si può procedere alternando strati meno grossolani. E’ possibile creare un strato di scarti umidi e uno di scarti secchi ricchi di azoto e carbonio come erba, ramaglie e foglie. E’ importante assicurarsi che il tasso di umidità non diventi troppo elevato se si stanno utilizzando residui organici come avanzi di cibo ed erba fresca. Un utile consiglio in questo caso è quello di far appassire e seccare il fogliame prima di utilizzarlo per il compostaggio.
Potrebbe accadere che inserendo il materiale di scarto nel boccone del biotrituratore, questo venga respinto oppure che si sentano dei rumori anomali e si percepisca una diffioltà della macchina a triturare. Questo potrebbe accadere per diverse ragioni:
- Prima fra tutte è che il materiale di cui si dispone è troppo voluminoso per quella categoria di biotrituratori. Può capitare infatti che la tramoggia e il sistema di taglio siano insufficienti a supportare scarti lignei di una certa dimensione e robustezza. In questo caso basterà semplice ridurre il carico di lavoro e verificare il volume del carico introdotto.
- Sebbene sia questa la causa più comune, ne esistono altre più complesse: è possibile che se non si effettua una manutenzione da molto tempo e un’adeguata affilatura delle lame e dei coltelli, e nel caso di suddetti sistemi di taglio, questi siano esausti. In casi del genere potremmo notare una riduzione drastica della macchina nella sua naturale capacità di triturare il materiale oltre ad una riduzione graduale nelle prestazioni.
- In questo caso la soluzione è quella di invertire le lame o sostituirle definitivamente. Per invertire il disco delle lame occorre rimuovere i bulloni e le viti di fissaggio con una chiave a brugola e ribaltare il condotto di scarico. Invertire o sostituire il disco a seconda delle condizioni e ripristinare bulloni e viti con la stessa chiave.
- Se la velocità del movimento intrinseco al sistema di taglio, che può essere a lame, a turbina o a rullo è troppo elevata rispetto al volume dei residui inseriti come scarto, potremmo notare una difficoltà di recepimento del materiale. Anche in questo caso, la soluzione è semplice: basterà ridurre la velocità del rotore.
- Nel caso di rottura degli assi porta lame è opportuno rivolgersi ad un’officina di fiducia oppure all’azienda costruttrice.
Se la biotrituratrice inizia a vibrare più del solito una volta azionata, potrebbe esserci uno sbilanciamento del gruppo di triturazione. E’ possibile che si sia verificata la rottura dei martelli porta lame. In questo caso occorre chiamare la ditta e descrivere il problema oppure rivolgersi ad un’ autofficina. Se al contrario, si verifica un inceppamento a livello dei martelli porta lame, basterà invertire i martelli. E’ buona norma di sicurezza spegnere la macchina prima di eseguire queste manovre:
- rimuovere i bulloni di fissaggio
- ribaltare il condotto di scarico
- ruotare a mano il rotore
- estrarre la spina blocca asse e i martelli
- sostituire i martelli rispettandone l’alternanza originale
- ripristinare la situazione originale avendo cura di fissare i bulloni e le viti nei fori giusti
Se si verifica un inceppamento della macchina il problema potrebbe derivare dal rotore. In questo caso occorre effettuare una disostruzione del rotore probabilmente ostacolato da residui di materiale organico.
Per fare questa operazione occorre:
- rimuovere i bulloni
- ribaltare il condotto di scarico
- rimuovere il materiale che ostruisce il libero funzionamento del rotore servendoci di un’asta
- azionare i rotore a mano verificandone il movimento libero
- ripristinare il condotto e riavvitare i bulloni
Sia in caso di biotrituratrici elettriche che in caso di macchinari con motore a scoppio, è opportuno proteggersi sempre in maniera adeguata per evitare incidenti dall’effetto permanente. Questi macchinari si servono di componenti altamente rischiosi per la salute umana. E’ buona norma conoscere bene la macchina che si sta per azionare prima di qualsiasi operazione. L’abbigliamento dovrebbe prevedere sempre:
- guanti
- scarpe antinfortunio
- occhiali per la protezione della vista
- mascherina per le polveri sottili e le schegge
E’ molto importante inoltre prestare attenzione ad altri aspetti come l’accidentale perdita di olio dal serbatoio, la presenza di oggetti facilmente impigliabili nel motore e all’interno del sistema di rotaggio come catenine, bracciali e indumenti svolazzanti. Se si hanno i capelli lunghi è opportuno legarli e proteggere il capo con una cuffia in quanto anche i capelli sono facilmente impigliabili nel sistema di movimento delle macchine. L’abbigliamento in questo caso è importantissimo in quanto una tuta da giardinaggio adeguatamente messa a punto, ( deve essere integra in ogni sua parte) e una cuffia per proteggere il capo, allontanano il rischio di incidenti dalle conseguenze devastanti.
Dopo qualsiasi intervento di manutenzione è particolarmente importante accertarsi che l’area attorno sia completamente sgombra di qualsiasi oggetto precedentemente utilizzato. Questi oggetti potrebbero essere un pericolo per chi utilizza il macchinario e causare un serio danno alla macchina che prevede comunque un sistema di cattura di materiale esterno.
Se si sta utilizzando una macchina particolarmente rumorosa come nel caso dei biotrituratori a lame, è opportuno utilizzare anche dei tappi o delle cuffie per proteggersi dall’inquinamento acustico.
Per evitare poi che i materiali in lavorazione costituiscano un serio pericolo per eventuali persone o animali in transito improvviso, è opportuno regolare la posizione della bocca d’espulsione di alcune biotrituratrici che anziché raccogliere materiale in un cesto, riversano direttamente sul suolo il materiale lavorato.
I biotrituratori a lame necessitano di manutenzione e di affilatura di tanto in tanto. Si tratta di buone abitudini che assicurano una resa del prodotto nel tempo. Le lame per tagliuzzare il legname possono durare anni se periodicamente riaffilate e stradate. Nonostante siano fatte in acciaio, le seghe che sminuzzano il legno si deteriorano facilmente e molto rapidamente. Infatti non tutti i tipi di materiali lignei si tagliano con la stessa semplicità. Alcuni pezzi di legno sono più secchi e resistenti di altri. Taluni altri presentano una notevole resistenza data da diversi nodi. Questi rappresentano anche un ostacolo importante che può mandare in tilt il sistema di taglio e farlo surriscaldare troppo.
Prima di affilare una lama è necessario guardare lo stato di questa e di eventuali denti. E’ necessario ripristinare l’affilatura e la stradatura originaria. Per fare ciò occorre stringere la lama in una morsa utilizzando due ritagli di legno; con la lima piatta tentare di riportare i denti alla medesima altezza.
E’ importante ricordarsi di tenersi su un’ altezza medio alta per non rischiare di abbassare troppo i denti e livellarli a quelli più bassi. Per avere un valore approssimativo cui fare riferimento, è opportuno tenersi su una livellatura che non superi il 5% dell’altezza media.
Per affilare la sezione che si trova tra i vari denti, occorre munirsi invece di lama triangolare e lavorare asportando il materiale metallico residuo, prestando attenzione e avendo cura di effettuare l’operazione con minuziosità e pazienza.